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Nelle sue opere su Ipazia di Alessandria, l'esoterista e teosofo pesarese Augusto Agabiti (1879-1918) ha saputo restituire a quella «stella purissima dell'arte della sapienza» la sua reale dimensione di somma iniziata, a tutti gli effetti appartenente al consesso dei diretti eredi della plurimillenaria istituzione religioso-iniziatica di Eleusi e della sua Scuola di Sapienza. La scomparsa di Ipazia rappresentò a livello simbolico molto di più di un barbaro delitto dettato dall'odio, dall'intolleranza e dal calcolo politico; essa rappresentò per la tarda antichità una vera e propria censura temporale che segnò anche l'inizio dell'inesorabile declino di Alessandria come il più grande centro di erudizione dell'antichità mediterranea. L'intera Europa, l'intero Occidente, di riflesso, non sarebbero stati più gli stessi, risvegliandosi sotto una cappa di paura, di intolleranza e di sgomento. Tanto che potremmo tranquillamente affermare - come sostiene lo storico Nicola Bizzi - che il reale inizio della fase storica che chiamiamo Medio Evo possa simbolicamente coincidere con l'assassinio di Ipazia.
Con saggio introduttivo di Boris Yousef.
Con saggio introduttivo di Boris Yousef.