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L'Ashtavakra Gita, il canto dell'Ashtavakra, è un invito ad immergersi nel silenzio interiore, ad assaporare la pura consapevolezza, la Realtà che è sempre qui, presente e accessibile - eppure così facile da perdere di vista. Questo canto riesce a farci intuire questa Realtà, che con le parole può soltanto essere indicata. Per farlo, si serve della poesia, del paradosso e di una scrittura che mette a tacere la mente. L'Ashtavakra Gita è un testo classico dell'Advaita Vedanta, dottrina (e sentiero) spirituale non-dualista dell'induismo tramandata da sommi maestri quali Adi Shankara (788-820) e Ramana Maharshi (1879-1950). Questo testo è stato apprezzato e consigliato da grandi saggi dell'India quali Ramakrishna, Vivekananda, Neem Karoli Baba e dallo stesso Ramana Maharshi. Ciò che rende la traduzione dell'Ashtavakra Gita di Thomas Byrom particolarmente preziosa, è che essa va diritta al punto, non si perde in speculazioni intellettuali né in addobbi poetici. È chiaro che ciò che Byrom cerca in essa è moksha, la liberazione, la pura consapevolezza. Ed è proprio questo che le conferisce la sua forza, il suo potere di farci assaporare la Verità, lo spazio libero della consapevolezza.