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David Italo Piazza (1899-1953), noto come Italo Dino o come Dino Piazza, nacque a Roma da famiglia in parte israelita. Partecipò alla guerra del 1915-18, militando come volontario nell'arma degli Alpini, esperienza che lo segnò profondamente e di cui egli lasciò toccante testimonianza in un esteso diario di guerra.
Seguì quindi gli studi tecnici, laureandosi a Roma in Ingegneria civile. Sposatosi con Natalina Luzi, da cui ebbe una figlia, Elena, si trasferì a Milano, dove trascorse alcuni anni esercitando la professione di ingegnere. Tornò quindi a Roma, chiamato a sostituire suo padre nella conduzione di un'impresa familiare di rappresentanza, attività che il padre, ebreo, era stato costretto dalle leggi razziali del '38 ad abbandonare.
A partire dal '39, si dedicò sistematicamente alla pittura. Partecipò attivamente alla vita culturale romana facendo della sua casa-studio un luogo ospitale in cui frequentemente si incontravano pittori, scultori, cineasti e letterati che nel dopoguerra avrebbero rinnovato la cultura italiana. Espose in due quadriennali e in una personale alla galleria La margherita, riscuotendo notevole interesse da parte della critica. Mentre lavorava assiduamente alla preparazione di una seconda personale, la morte lo colse prematuramente, all'età di cinquantaquattro anni. Lasciò circa trecento opere tra quadri, disegni e altro.
Seguì quindi gli studi tecnici, laureandosi a Roma in Ingegneria civile. Sposatosi con Natalina Luzi, da cui ebbe una figlia, Elena, si trasferì a Milano, dove trascorse alcuni anni esercitando la professione di ingegnere. Tornò quindi a Roma, chiamato a sostituire suo padre nella conduzione di un'impresa familiare di rappresentanza, attività che il padre, ebreo, era stato costretto dalle leggi razziali del '38 ad abbandonare.
A partire dal '39, si dedicò sistematicamente alla pittura. Partecipò attivamente alla vita culturale romana facendo della sua casa-studio un luogo ospitale in cui frequentemente si incontravano pittori, scultori, cineasti e letterati che nel dopoguerra avrebbero rinnovato la cultura italiana. Espose in due quadriennali e in una personale alla galleria La margherita, riscuotendo notevole interesse da parte della critica. Mentre lavorava assiduamente alla preparazione di una seconda personale, la morte lo colse prematuramente, all'età di cinquantaquattro anni. Lasciò circa trecento opere tra quadri, disegni e altro.