La silloge di Paola Sala è intensa, struggente e profonda; sospinge il lettore a immergersi nella contemplazione dei propri sentimenti, indagandone le molteplici sfumature. Le poesie sono avvolte in atmosfere rarefatte, come quelle da cui emerge una vaporosa nostalgia di istanti forse riafferrabili, e impreziosite dalla magia delle metafore che trasformano ogni elemento grazie al loro tocco evocativo, capace di ridisegnare le immagini e amplificare il significato profondo delle parole. C'è la promessa di un nuovo amore espressa in una danza lenta, il sussurro del vento su una terra impazzita, il desiderio di affetto inquadrato in un volto di donna, il riflesso di storie sconosciute che si intrecciano su un vagone affollato della metropolitana e l'analisi dell'entità del tempo.
Paola Sala. Sono nata a Milano il 4 luglio 1959 in una famiglia numerosa (eravamo sei figli, tre maschi e tre femmine). I miei genitori si chiamavano Dante e Beatrice, particolare che spesso avrebbe incuriosito e divertito i miei futuri alunni. Ho sempre vissuto a Monza, in Brianza. Dopo aver frequentato il liceo classico, mi sono laureata in lettere classiche all'Università Statale di Milano e ho insegnato materie letterarie nelle scuole superiori, lavoro impegnativo e faticoso, ma che mi ha sempre ripagato in termini di soddisfazioni e arricchimento umano. Nel 2014 ho conseguito il diploma di counselor, dopo aver seguito un corso triennale presso il Centro Berne di Milano.
Ho nove bellissimi nipoti, con cui ho trascorso moltissimi momenti gioiosi (adesso sono ormai adulti e alcuni anche in giro per il mondo) e due pronipotini. Amo camminare in montagna (mi sento libera e in pace con me stessa e anche la fatica trova un senso nella soddisfazione di giungere alla meta), leggere e, di tanto in tanto, fare qualche viaggio sia naturalistico sia artistico e culturale.