La notte non porta consiglio: soltanto sbadigli, sogni proibiti e occhi fissi al soffitto aspettando i comodi del dio del sonno. Però il cervello non smette mai di lavorare, di rimuginare, di pensare: fruga nei sacchi di parole e di segni di interpunzione, cavandone manciate piene e colme che mescola, impasta, compone, aggiusta e stende ad asciugare tra le sinapsi. Il giorno dopo e quello successivo e anche quello dopo ancora, quel che non è fuggito dai vuoti di memoria si è accomodato qui.