Da quando Marta ha iniziato a lavorare in carcere il sorriso è diventato una costante sul suo viso e l'entusiasmo trasuda da ogni parola di questo diario. E mentre aiuta i detenuti nello studio, nella preparazione degli esami, tra un incontro, un seminario e altri eventi, quello che succede alla sua anima è sorprendente. Marta si rispecchia nei loro sentimenti e ne trae forza e vigore. Un'esperienza che la aiuterà a crescere, a maturare, a sfatare il mito che dentro le carceri è sempre meglio non entrare: Marta lì può essere finalmente se stessa, senza la paura di essere giudicata nonostante ci sia chi continua a guardarla stupito per tutto l'entusiasmo che palesa; riesce anche ad apprezzare maggiormente il contatto umano e il dialogo. Da qui nasce "Il mio angelo custode ha l'ergastolo" dove niente è romanzato, ma si racconta solo la verità del carcere da un punto di vista del tutto originale: il suo.