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1943. Fronte russo occidentale, regione di Smolensk: Lev A. Zaseckij, giovane tenente dell'Armata Rossa, viene ferito da un proiettile tedesco che gli penetra in profondità nel cervello cancellando la percezione di una parte del corpo e pregiudicando sia la comprensione del linguaggio che la memoria. Sottoposto a un intenso processo di riabilitazione, Zaseckij recupera frammenti delle funzioni cerebrali perdute e torna, dolorosamente, a vivere: riaffiorano nomi di persone e oggetti, impara di nuovo a contare, riconosce la via di casa... Giorno dopo giorno, dapprima con fatica poi con crescente sicurezza, annota i progressi in un diario a partire dal quale il grande neuropsicologo russo Aleksandr Lurija, che lo ebbe in cura per molti anni e con lui stabilì una relazione strettissima e partecipe, ricostruisce il profilo clinico e la personalità di un uomo sensibile e indomabile, realizzando, come ha scritto Oliver Sacks, «quella fusione di pittura e anatomia sognata da Hume». Libro «romantico» – cioè incarnazione di una scienza nemica di ogni riduzione della realtà a schemi astratti –, "Un mondo perduto e ritrovato" è anche un libro unico, frutto della felice combinazione (sono ancora parole di Sacks) di «una descrizione rigorosa, analitica» e di «una comprensione e immedesimazione profondamente personale con gli oggetti», di lucidità scientifica e tensione drammatica. Impresa nuova e audace, che muovendo dai "Ritratti immaginari" di Walter Pater sfocia in un nuovo genere letterario: il 'romanzo neurologico'.