In società

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By Tommaso Landolfi

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«Io ho una gamba di legno ... Ragion per cui odio le donne»: così esordisce, sfidandoci con la sua voce grottescamente raziocinante, il protagonista di «L'eterna provincia» prima di travolgerci col disegno di una gelida vendetta: farà innamorare di sé alla follia una donna e poi la umilierà con lo strumento della sua stessa menomazione per punire attraverso di lei tutte le donne. Ma al momento decisivo, quando la prescelta – una giovane formosa e bella, segnata da una «sconosciuta ed affiorante pena» – sarà nuda e pudica di fronte a lui, l'imprevedibile accadrà. Nella vita, del resto, tutto è incerto, contraddittorio. Tutto è «a caso». Ogni cosa sembra essere «in margine a se medesima», e persino gli affetti familiari e la letteratura offrono solo irragionevoli appigli, talché in «I due figli di Stefano» allo scrittore che ha appena perso il figlio indesiderato – un «esserino» mostruoso e infernale – non resta che contemplare anche il naufragio del poema drammatico cui era affidata la speranza di sfuggire al «fiato guasto delle realtà quotidiane»; e in «La dea cieca o veggente» la poesia è ridotta a gioco combinatorio, a roulette alla rovescia. «Non domandatemi insomma come sia finita:» si legge a conclusione di «L'eterna provincia» «tutto finisce male».
In società