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Cura e traduzione di Antonangelo Liori
«Non si può vivere felici senza saggezza, onestà e giustizia, né vivere saggiamente, onestamente e con giustizia senza vivere felici; chi non possiede tutto ciò non può vivere felice».
In queste pagine sono state sapientemente raccolte, oltre alla celebre lettera a Meneceo sulla felicità, le massime e i pensieri di uno dei più raffinati filosofi dell'antichità. Le sue parole compongono un teorema morale di sorprendente modernità, un vero e proprio breviario di saggezza. Nonostante siano passati più di duemila anni, Epicuro parla ancora con la stessa forza all'uomo del nostro tempo: insegna a non avere timori e pregiudizi, a non temere il male e la morte, a non sorprendersi mai e a vivere seguendo soltanto gli insegnamenti dettati dalla propria coscienza.
Epicuro
nacque a Samo nel 341 a.C. Dopo aver studiato con il platonico Pamfilo e poi con il democriteo Nausifane, fondò a trentadue anni la scuola filosofica che da lui prende il nome, con sede prima a Mitilene e a Lampsaco, e poi ad Atene, città nella quale morì nel 271/270 a.C. Ci restano le sue epistole a Meneceo, Erodoto e Pitocle, le Massime capitali, numerosi frammenti di lettere e opere (tra cui quelli Sulla natura delle cose), nonché le sentenze morali raccolte nello Gnomologio vaticano epicureo. La sua visione del mondo divenne poesia nel De rerum natura, l'opera di uno tra i più grandi poeti latini, Lucrezio, seguace della dottrina epicurea.