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Il saggio Dantes Psychologie (Psicologia di Dante) pubblicato da Georg Simmel nel 1884, a pochi anni dalla laurea, non è l'ennesima speculazione filosofica tra le innumerevoli e prestigiose già esistenti sul sommo poeta; piuttosto porta alla luce questioni fondative tracciate nel percorso storico da Dante e che il giovane filosofo berlinese rileva dal sommerso. Da qui, la necessità di concentrarsi su un "ritratto" epocale creato ad arte da Simmel avvantaggiandosi delle parole di Dante e, soprattutto, ripercorrendo tutti i suoi capolavori. Il "viaggio", che si distingue in due sentieri, conduce – lungo il cammino esistenziale dell'uomo tra morte e rinascita vissuto dallo stesso Alighieri – alla meta finale della "conoscenza", passando per l'amore terreno e il divino nel desiderio di un "governo mondiale" e di una "lingua" unica. Simmel evidenzia le contraddizioni presenti nell'"Io" di Dante, consapevole sin da subito di aver rivolto lo sguardo a un "genio" che "è l'espressione più perfetta dello Spirito del tempo". Simmel raggiunge gli abissi di Dante e scandaglia con acume i meandri della sua anima servendosi delle "armi affilate" della filosofia e della psicologia della storia.