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I luoghi d'infanzia non si dimenticano, sono serrati nell'angolo più nascosto del cuore.
Ricordi, sensazioni, emozioni di un tempo oramai andato via, perduto. Apparentemente lontano, lo ritroviamo accanto nel momento in cui si scorge un oggetto, un odore, un qualcosa che ci riporta immediatamente in quel mondo, in quei momenti.
Spesso, attraverso le storie raccontate, scopriamo un'infanzia che pensavamo di aver dimenticato del tutto, ed è quel che ci arriva da Gabriele Buratti: le sue storie, il suo mondo, la sua vita.
Con ironia elegante, in Queste sono le storie dell'Alta Lombardia tratteggia il mondo rurale lombardo, sottolineando e descrivendo situazioni esilaranti che mettono in risalto la genuinità di un mondo che va scomparendo: la società contadina. Autore dalle capacità notevoli, descrive con sapienza e arguzia il meraviglioso mondo animale, puntando l'attenzione sulla loro sensibilità e le facoltà incredibili che hanno nel relazionarsi con l'uomo, donando così alle sue storie quel tocco di fascino e di magia che le rendono uniche.
Perché sono uniche davvero, ci sembra di essere accanto al fuoco e al caldo ed ascoltare una voce narrante che racconta... che fa viaggiare... trasportandoci in mondi fantastici, dove la superstizione e la malia si fondono: è un'emozione che non si vive più.
In tempi remoti quando arrivava la sera, attorno ad un camino oppure rintanati in una vecchia stalla, si raccontavano le storie che si tramandavano di generazione in generazione, portando avanti quell'oralità nella quale la rielaborazione del patrimonio culturale ha fatto in modo che moltissime storie giungessero ai giorni nostri.
Io sono del '59 del passato millennio, nato in una provincia di Milano nella quale si vedevano ancora carretti tirati da cavalloni dai muscoli duri come il legno di quercia, e le rondini garrendo e volando mi passavano dentro il cuore, trasportandomi su, fra le nuvole. Diversi anni dopo mi ritrovai smarrito e confuso, con un diploma di ragioniere fra le mani. Le esperienze lavorative che seguirono le feci in una fonderia di ghisa e come venditore di testi d'aggiornamento per insegnanti di scuole assortite. Poi, lunga esperienza da vigile urbano. La mia inquietudine e le rondini nell'anima mi portarono a mollare tutto a favore di una ricerca spirituale che, in Umbria, mi fece incrociare la via con una ragazza tedesca, la quale due anni dopo divenne mia moglie. Ormai in Germania, mi reinventavo assistente educativo sanitario in un asilo per bambini disabili. Vennero poi i figli: quattro.
Mia moglie ricevette poi un'offerta alla quale non poteva rifiutare e si trasferì Altrove, lasciandomi vedovo. Attualmente i miei "quattro", accertata la robustezza delle proprie ali, si danno ad acrobazie di vita. E il Lele, qua, oltre ad essere all'asilo, ogni tanto scrive storielle. Così.
Ricordi, sensazioni, emozioni di un tempo oramai andato via, perduto. Apparentemente lontano, lo ritroviamo accanto nel momento in cui si scorge un oggetto, un odore, un qualcosa che ci riporta immediatamente in quel mondo, in quei momenti.
Spesso, attraverso le storie raccontate, scopriamo un'infanzia che pensavamo di aver dimenticato del tutto, ed è quel che ci arriva da Gabriele Buratti: le sue storie, il suo mondo, la sua vita.
Con ironia elegante, in Queste sono le storie dell'Alta Lombardia tratteggia il mondo rurale lombardo, sottolineando e descrivendo situazioni esilaranti che mettono in risalto la genuinità di un mondo che va scomparendo: la società contadina. Autore dalle capacità notevoli, descrive con sapienza e arguzia il meraviglioso mondo animale, puntando l'attenzione sulla loro sensibilità e le facoltà incredibili che hanno nel relazionarsi con l'uomo, donando così alle sue storie quel tocco di fascino e di magia che le rendono uniche.
Perché sono uniche davvero, ci sembra di essere accanto al fuoco e al caldo ed ascoltare una voce narrante che racconta... che fa viaggiare... trasportandoci in mondi fantastici, dove la superstizione e la malia si fondono: è un'emozione che non si vive più.
In tempi remoti quando arrivava la sera, attorno ad un camino oppure rintanati in una vecchia stalla, si raccontavano le storie che si tramandavano di generazione in generazione, portando avanti quell'oralità nella quale la rielaborazione del patrimonio culturale ha fatto in modo che moltissime storie giungessero ai giorni nostri.
Io sono del '59 del passato millennio, nato in una provincia di Milano nella quale si vedevano ancora carretti tirati da cavalloni dai muscoli duri come il legno di quercia, e le rondini garrendo e volando mi passavano dentro il cuore, trasportandomi su, fra le nuvole. Diversi anni dopo mi ritrovai smarrito e confuso, con un diploma di ragioniere fra le mani. Le esperienze lavorative che seguirono le feci in una fonderia di ghisa e come venditore di testi d'aggiornamento per insegnanti di scuole assortite. Poi, lunga esperienza da vigile urbano. La mia inquietudine e le rondini nell'anima mi portarono a mollare tutto a favore di una ricerca spirituale che, in Umbria, mi fece incrociare la via con una ragazza tedesca, la quale due anni dopo divenne mia moglie. Ormai in Germania, mi reinventavo assistente educativo sanitario in un asilo per bambini disabili. Vennero poi i figli: quattro.
Mia moglie ricevette poi un'offerta alla quale non poteva rifiutare e si trasferì Altrove, lasciandomi vedovo. Attualmente i miei "quattro", accertata la robustezza delle proprie ali, si danno ad acrobazie di vita. E il Lele, qua, oltre ad essere all'asilo, ogni tanto scrive storielle. Così.