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Questa edizione delle poesie di Anna Ahmàtova (o Achmàtova, a seconda del tipo di traslitterazione) per la prima volta propone in italiano la mole completa del corpus poetico. Le edizioni italiane pubblicate finora sono sedici, sempre scelte molto parziali, in cui compaiono al massimo un centinaio di liriche, scelte dal curatore, sul totale di circa 850 che sono presenti qui. Qui sono stati omessi soltanto le filastrocche e i componimenti propagandistici, due filoni che non appartengono alla poesia intesa in senso artistico.
Inoltre, a quanto ne so, è la prima volta che se ne tenta una versione metrica. Cerco di spiegare perché l'ho fatto.
In questo libro (e quindi nella mia visione), il metro è la dominante assoluta delle poesie di Anna Ahmàtova. Anche nelle intenzioni dell'autrice questo aspetto sembra molto importante. In una poesia del 1946, in cui racconta di avere barattato «quella sera» per la sua fama, scrive che
[...] né vie né strofe
chiamano «ahmatoviane».
Il riferimento implicito è alla onéginskaâ strofa, ossia la strofa onieghiniana, il verso impiegato da Puškin per il poema Evgénij Onégin, un tetrametro giambico, ossia un verso di otto sillabe divise in quattro gruppi di due, di cui la seconda sillaba è sempre accentata. Questo accenno narcisistico mostra l'importanza che riveste il metro nella creazione ahmatoviana.
Inoltre, a quanto ne so, è la prima volta che se ne tenta una versione metrica. Cerco di spiegare perché l'ho fatto.
In questo libro (e quindi nella mia visione), il metro è la dominante assoluta delle poesie di Anna Ahmàtova. Anche nelle intenzioni dell'autrice questo aspetto sembra molto importante. In una poesia del 1946, in cui racconta di avere barattato «quella sera» per la sua fama, scrive che
[...] né vie né strofe
chiamano «ahmatoviane».
Il riferimento implicito è alla onéginskaâ strofa, ossia la strofa onieghiniana, il verso impiegato da Puškin per il poema Evgénij Onégin, un tetrametro giambico, ossia un verso di otto sillabe divise in quattro gruppi di due, di cui la seconda sillaba è sempre accentata. Questo accenno narcisistico mostra l'importanza che riveste il metro nella creazione ahmatoviana.