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La Madonna Sistina di Raffaello è uno dei capolavori del Rinascimento. Dipinta su commissione di Giulio II per la chiesa di San Sisto a Piacenza, fu poi acquistata da Augusto III di Sassonia e portata a Dresda. Qui il dipinto fu esposto al mondo intero, affascinando i filosofi e i poeti tedeschi (Goethe, Hegel, Novalis tra gli altri). Ma è soprattutto sui russi che esercitò un richiamo irresistibile, investendo «zone profonde, ineffabili, misteriosamente spirituali, persino per i non credenti, o presunti tali», osserva Bianca Gaviglio. Dostoevskij la richiamò in molte sue opere e ne tenne una copia nel suo studio, come del resto fece anche Tolstoj. Bakunin riconobbe nel dipinto effetti salvifici. Persino Stalin sembrò rimanerne stregato. Per non parlare dell'impressione che fece su Vasilij Grossman. È un'attrazione magnetica quella esercitata dal dipinto, suscitatore di «un incontro, una nuova conoscenza, un miracolo» come scrisse il filosofo Sergej Bulgakov.