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Incipit: «Il mio lavoro consiste nel fare buche nella terra. Buche grandi e profonde, in cui ci entra comodamente una persona. Poi appunto ci entro dentro.
Mi ci seppellisco, si potrebbe dire. Però a differenza di un vero seppellimento nessuno poi aggiunge altra terra tra me e lo scavo. Contrariamente a un vero funerale posso muovere le braccia, posso respirare come voglio, posso venire fuori quando ho finito. Posso guardare un rettangolo di cielo, posso parlare, posso urlare la mia gioia, ammesso e non concesso che abbia della gioia in sopravanzo. Quando ho finito esco, e torno a casa mia.
E poi comunque a differenza dei morti veri e propri non mi sdraio, sto in piedi.»
Autismi sono recitativi d'autore alle prese con la crudeltà quotidiana dei nuovi lessici famigliari. Giacomo Sartori indaga con uno humour sferzante uno dopo l'altro i teatri e le messe in scena dell'esistenza spostando ogni volta più lontano la soglia della verità insostenibile.
Le parole care, i gesti gentili, perfino gli sguardi di chi veglia su un defunto parente suggeriscono stati mentali parossistici, e nello stesso tempo struggenti. Un'opera, una galleria di ritratti storpiati da sentimenti non espressi – quello della sorella, quello della propria città, profondissimo quello del suocero – in cui il lettore potrà riconoscere ora un antico dolore, una leggera gioia, il ritmo incalzante del tempo.
Una voce unica – quella di Giacomo Sartori – in grado di osservare senza alcun moralismo gli attimi che molti si ostinano a chiamare vita.
Mi ci seppellisco, si potrebbe dire. Però a differenza di un vero seppellimento nessuno poi aggiunge altra terra tra me e lo scavo. Contrariamente a un vero funerale posso muovere le braccia, posso respirare come voglio, posso venire fuori quando ho finito. Posso guardare un rettangolo di cielo, posso parlare, posso urlare la mia gioia, ammesso e non concesso che abbia della gioia in sopravanzo. Quando ho finito esco, e torno a casa mia.
E poi comunque a differenza dei morti veri e propri non mi sdraio, sto in piedi.»
Autismi sono recitativi d'autore alle prese con la crudeltà quotidiana dei nuovi lessici famigliari. Giacomo Sartori indaga con uno humour sferzante uno dopo l'altro i teatri e le messe in scena dell'esistenza spostando ogni volta più lontano la soglia della verità insostenibile.
Le parole care, i gesti gentili, perfino gli sguardi di chi veglia su un defunto parente suggeriscono stati mentali parossistici, e nello stesso tempo struggenti. Un'opera, una galleria di ritratti storpiati da sentimenti non espressi – quello della sorella, quello della propria città, profondissimo quello del suocero – in cui il lettore potrà riconoscere ora un antico dolore, una leggera gioia, il ritmo incalzante del tempo.
Una voce unica – quella di Giacomo Sartori – in grado di osservare senza alcun moralismo gli attimi che molti si ostinano a chiamare vita.