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Quando nasce il primo figlio tutte le storie d'amore si complicano, anche le più felici. E se a questo si aggiunge il fatto di trovarsi in un Paese così diverso da quello d'origine – per cultura, religione, tradizione – come gli Emirati Arabi, allora le cose si fanno davvero difficili.
È questa la storia di Anna: occidentale, sposata a un musulmano, per quanto aperto, dal quale ha avuto un bellissimo bambino, Amir.
In una Dubai cubista, irriverente, fantasmagorica, tragica, disneyana con furore, Anna combatte con se stessa per riuscire a essere la bellissima moglie da esibire e la madre perfetta, amorevole e presente, senza trasformarsi nella temutissima Miss Manicure, moglie suppellettile che, assorta più dal colore dello smalto che dai figli, accompagna ogni marito importante.
Tra scenari da mille e una notte, mondi glamour, personaggi del jet set internazionale, sceicchi in kandura e amiche in abaya, il paradosso di una quotidianità fatta di biberon, notti insonni e lavaggi sbagliati da parte di una carica infinita di maid.
La protagonista è l'incoerenza in persona, una sintesi di tutte le contraddizioni della nostra civiltà: sposata a uno degli uomini più noti di Dubai e socialista immaginaria, coniglietta e filosofa, sottomessa e ribelle, sogna la rivoluzione femminista dall'ultimo piano del grattacielo più esclusivo della città.
Una satira riuscitissima, ma anche un libro melanconico sull'imprevedibilità dell'amore.
E sullo sfondo il grido dell'occidentale, quello della bionda cronista che Anna vorrebbe tornare a essere per denunciare il lato oscuro e retrogrado di una società che a dispetto dell'incredibile sviluppo appartiene ancora al deserto.