Da giovani si può soffrire molto più di quanto ci si aspetti. Alcune tragedie poi segnano la propria vita per sempre. Come accade al protagonista di Ho ancora la forza, distrutto per l'incidente capitato al fratello mentre erano insieme. La tremenda routine di vederlo ogni giorno attaccato a un respiratore artificiale, senza segni apparenti di vita, si intreccia con i pensieri di chi lo sente ancora vicino a sé e soprattutto immagina come sarebbe stata la vita con lui ancora presente... E poi un giorno arriva il momento della fatidica decisione, una scelta che cambierà in maniera definitiva la propria vita...
Sei il fratello di un figlio unico da anni, da quell'incidente. Una botta tremenda e sei caduto come corpo morto cade. Delle volte penso che quella macchina sia passata volontariamente, per rovinarci la vita, per il semplice gusto di vederci soffrire. Sei rinchiuso su quel letto da anni eppure mi sembra che da poche ore sei appena arrivato in barella con il respiratore attaccato alla trachea e gli occhi rivoltati indietro. Le urla di mamma si sentivano sin dentro il reparto e lei che era voluta rimanere fuori non faceva che mangiarsi le mani e la carne per la disperazione. Non aver paura Marco, sei forte, hai le palle!

Artiom Noto è nato a Mariupol (Ucraina orientale) nel 1999. Dopo aver trascorso la primissima infanzia in istituto, è stato adottato e ha vissuto per dieci anni a Campobasso. Vive da quattro anni a Perugia, dove frequenta il quinto liceo scientifico. Con i suoi racconti ha partecipato a numerosi concorsi letterari, ottenendo alcuni riconoscimenti.