Un sibilo graffiante, affilato e trafiggente, cerca invano di urtare il cuore e la sensibilità altrui, nei confronti di chi ha il privilegio di avere le orecchie libere per sentire e la vista buona per vedere.

Se vi capitasse per caso di trovarvi, alle primissime ore dell'alba, nei pressi del lungomare di Torvaianica di Ostia, provate ad allungate lo sguardo all'orizzonte, sicuramente scorgerete una sagoma di una giovane donna fluttuare verso la riva, intrappolata nella rete del tempo.
Essa è il riflesso di un percorso relativo a una dimensione temporale interrotta, come una pellicola di un film inceppata e rimasta ferma ad oltranza in attesa del finale, o meglio di una giustizia ancora invocata, tramite una voce simile a un sibilo penetrante e continuo di una sirena. Trattasi di un richiamo pietoso, che implora considerazione, per la restituzione di un epilogo autentico, spudoratamente trafugato, come da un ladro di notte, per mantenere la candida onorabilità di una certa classe dirigente e autorevole della cosiddetta società perbenista, nella quale viviamo.