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Nel 1889 Carlo Merkel diede inizio alla storia della moda in Italia con un aureo e dimenticato libretto: Come vestivano gli uomini del "Decameron".
Il titolo non rende la ricchezza dell'opera, perché l'autore «allettato di esperimentare quale contributo alla storia del costume portino i novellieri», partendo dal Boccaccio e «utilizzando – scrive Maria Giuseppina Muzzarelli – una quantità e una varietà tale di fonti come oggi, in tempo di internet, pochi osano fare e riescono a fare», arriva fino ai principi del Cinquecento.
Tutti gli indumenti vengono trattati: dalla camicia alla biancheria, dalla giubba alla pelliccia, dal mantello alla cuffia, ai guanti e ai panni d'armi e per finire al colore delle vesti. Sicché il saggio del Merkel, appassionante come un romanzo e ben documentato come uno studio deve essere, ancora oggi, e nonostante il tempo trascorso, si rivela un contributo «utile e in grado di indicare una pista di ricerca ed un metodo da seguire».
Il titolo non rende la ricchezza dell'opera, perché l'autore «allettato di esperimentare quale contributo alla storia del costume portino i novellieri», partendo dal Boccaccio e «utilizzando – scrive Maria Giuseppina Muzzarelli – una quantità e una varietà tale di fonti come oggi, in tempo di internet, pochi osano fare e riescono a fare», arriva fino ai principi del Cinquecento.
Tutti gli indumenti vengono trattati: dalla camicia alla biancheria, dalla giubba alla pelliccia, dal mantello alla cuffia, ai guanti e ai panni d'armi e per finire al colore delle vesti. Sicché il saggio del Merkel, appassionante come un romanzo e ben documentato come uno studio deve essere, ancora oggi, e nonostante il tempo trascorso, si rivela un contributo «utile e in grado di indicare una pista di ricerca ed un metodo da seguire».