Non ce ne rendiamo conto, ma una parte di mondo vive come un cetaceo immerso in un oceano di immagini e informazioni, spesso inutili, tagliato fuori dalla realtà o talmente immerso in essa da non riuscire a comprenderla fino in fondo, nella sua complessa molteplicità. Da donna sento le MGF come un dramma personale, sebbene non ne sia minacciata, perché riconosco nella donna che vedo riflessa nei miei occhi ogni volta che incontro il suo sguardo, me stessa. Da madre, provo terrore nel pensare che altre figlie, vicine di casa, amiche, alunne, siano oggetto di un insieme di pratiche che segnano per sempre la loro integrità psico fisica senza che siano loro a sceglierlo. Da scrittrice, sento il dovere dell'impegno civile e di usare la parola come strumento di sensibilizzazione e consapevolezza perché possa, come dice il grande Sembène, mettere radici nel cuore di ciascuno.