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Questo racconto è stato pubblicato per la prima volta nel 1831 nel primo volume di Le serate in un hutir vicino a Dykanka, una raccolta di racconti. Il manoscritto è composto da quattro fogli separati di carta grigia (sedici pagine) interamente scritti a mano con inchiostro. Il titolo e la data in fondo al testo («1829») sono indicati a matita da una mano estranea. In ogni capitolo della novella, scritta perlopiù in russo, c'è un'epigrafe in ucraino, che abbiamo lasciato in originale e abbiamo tradotto in nota. Questa traduzione filologica si pone l'obiettivo di lasciar trasparire, anche alle lettrici e ai lettori italiani, la commistione di parole ucraine e di parole russe nella narrazione. Tutte le parole ucraine non sono state perciò tradotte, ma solo traslitterate, e spiegate in nota alla prima occorrenza. Come si vedrà, ci sono quasi settanta note. Il racconto è un piccolo gioiello. Credo che pubblicarlo in modo autonomo (separato dagli altri racconti con cui spesso è associato dagli editori) possa servire a valorizzarlo. Potrebbe essere definito una poesia esistenziale, perché affronta il tema del senso della vita attraverso la quotidianità di personaggi che popolano l'infanzia di Gógol' stesso, nel luogo stesso in cui è nato il 31 marzo 1809, 23 anni prima. Il modo in cui descrive superstizioni, apparizioni del diavolo, sconvolgimenti della vita di queste persone ignoranti in modo sconcertante è affettuoso e spietato nello stesso tempo.