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Vladimir Bukovskij: "Per chi abbia anche una lontana dimestichezza con il sistema sovietico, fa impressione la sua somiglianza con le strutture in via di sviluppo dell'Unione Europea, la sua filosofia di governo e il "deficit democratico", la sua endemica corruzione e l'inettitudine burocratica. A chiunque abbia vissuto sotto la tirannia sovietica, o i suoi equivalenti in altre parti del mondo, la cosa mette paura. Ancora una volta osserviamo con orrore crescente l'emergere del Leviatano che speravamo fosse morto e sepolto, un mostro che prima di crollare ha distrutto un gran numero di nazioni, impoverito milioni di uomini e devastato più generazioni. Nella storia ci sono giorni che decidono il destino di interi continenti per i decenni a venire. Sono date che non si trovano nelle enciclopedie, e che gli studenti non mandano a memoria nelle notti insonni prima degli esami. Solo pochi eletti le conoscono e le onorano. In quanto a noi, massa dei non eletti, ci addormentiamo nell'ambiente familiare dell'antica patria e ci risvegliamo nelle lande desolate di una qualche unione di repubbliche socialiste. Non è nemmeno previsto che sappiamo chi e quando ha preso tale decisione. Per l'Europa, una data memorabile è il 26 marzo 1987".
In EURSS: UNIONE EUROPEA DELLE REPUBBLICHE SOCIALISTE SOVIETICHE, l'autore ci illustra una tesi sconcertante, basata sulle rigorose prove documentali raccolte da Pavel Stroilov e sulle somiglianze tra l'ex sistema sovietico e l'attuale apparato di governo dell'Unione Europea. È del 26 marzo 1987 la decisione di Mikhail Gorbaciov di gettare le basi di una "Casa comune europea", capace di riaffermare il predominio sovietico sul vecchio continente. Un piano a cui i leader europei hanno prestato il fianco in colloqui e incontri, aiutando il presidente sovietico nel suo momento di maggiore debolezza e spalancando le porte a un'invasione silenziosa. Oggi il mostro burocratico russo rivive a casa nostra, con la sua inettitudine operativa, una corruzione dilagante, un crescente deficit democratico e una pericolosa mancanza di rappresentatività popolare.