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Alfredo Panzini (Senigallia, 1863 - Roma, 1939), scrittore poliedrico, saggista, critico letterario, accademico e lessicografo, autore di manuali, dizionari e grammatiche, è stato uno dei grandi protagonisti della cultura italiana nella prima metà del Novecento. Ingiustamente considerato oggi uno "scrittore minore", ha goduto di grande stima e di importanti riconoscimenti internazionali, tanto che la critica statunitense lo celebrò, a cavallo tra gli anni Venti e Trenta, come "il miglior scrittore di prose italiane". Dal 1928 al 1934 i racconti i Panzini apparvero in almeno quattro antologie pensate per gli studenti americani impegnati a prepararsi nella lingua italiana.
La cagna nera, che oggi proponiamo all'attenzione dei nostri lettori, scritto nel 1895, è una delle meno note opere di narrativa di Alfredo Panzini. Venne ceduta gratuitamente dall'autore nello stesso anno alla casa editrice Chiesa e Guindani di Milano, che, con altri racconti, compose un volume intitolato Gli Ingenui, che passò a quel tempo pressoché totalmente inosservato al pubblico. Fu poi rieditate con successo nel 1921 dalle edizioni La Voce di Roma.
È la storia drammatica di un giovane Conte di provincia che, a fatica sottrattosi dalla decadenza morale, assiste, impotente e distratto, al dissesto della propria casa e dell'intero suo patrimonio. Improvvisamente si ritrova ad essere involontario padrone di una inquietante cagna nera, una randagia dagli occhi imploranti che lo trascinerà a poco a poco verso un abisso che comunque evidentemente lo attendeva.
La cagna nera, che oggi proponiamo all'attenzione dei nostri lettori, scritto nel 1895, è una delle meno note opere di narrativa di Alfredo Panzini. Venne ceduta gratuitamente dall'autore nello stesso anno alla casa editrice Chiesa e Guindani di Milano, che, con altri racconti, compose un volume intitolato Gli Ingenui, che passò a quel tempo pressoché totalmente inosservato al pubblico. Fu poi rieditate con successo nel 1921 dalle edizioni La Voce di Roma.
È la storia drammatica di un giovane Conte di provincia che, a fatica sottrattosi dalla decadenza morale, assiste, impotente e distratto, al dissesto della propria casa e dell'intero suo patrimonio. Improvvisamente si ritrova ad essere involontario padrone di una inquietante cagna nera, una randagia dagli occhi imploranti che lo trascinerà a poco a poco verso un abisso che comunque evidentemente lo attendeva.