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La natura, cosa creata da Dio, materia eterna o forza vitale, è in quanto tale l'impenetrabile al pensiero, il punto di incaglio e di resistenza di ogni umano filosofema. Muta e cieca, «sta ognor verde», non risponde ad alcun tentativo di argomentazione o di ordinamento: eppure per Leopardi è l'inaggirabile presenza che occupa gran parte della sua riflessione in prosa e in poesia. L'inesauribile domanda sui «misteri più nascosti, gli abissi più cupi, i rapporti più lontani e segreti», sulle contraddizioni spaventevoli che in essa albergano, ha specularmente alimentato il lavoro di generazioni di studiosi leopardiani: vi tornano, in questo volume, critici e filosofi, filologi e storici della scienza e della cultura che, facendo appello a campi di indagine diversi, restituiscono la molteplicità delle domande, delle strategie, delle figure messe in opera da Leopardi per dar forma e significato alla vicissitudine umana, alla sua precarietà e caducità rispetto all'orizzonte naturale, eterno e saldo. L'opposizione canonica tra una natura benigna e una matrigna, insieme a quella tra natura e società, è qui superata nel segno di una prospettiva eco-sistemica che si apre a molteplici prospettive. Tra inerte immutabilità e movimento vivo e incessante, la natura leopardiana non smette di interrogarci e consolarci.