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Sul fronte più insidioso e difficile della guerra, duemila chilometri di sabbie del Nordafrica, costellato da continui scontri tra l'Asse e gli Alleati, fra il luglio e il novembre del 1942 si svolsero le tre battaglie di el-Alamein, l'ultima delle quali risultò decisiva. Furono combattimenti sanguinosi, fra scontri diretti di fanteria, carri armati e mine, in condizioni climatiche proibitive, disorientamenti logistici, informazioni frammentarie. Male equipaggiati rispetto agli alleati tedeschi e al nemico, non pochi italiani diedero il meglio di sé malgrado la disillusione sulle sorti della guerra e della campagna d'Africa in particolare, vendendo cara la pelle. Furono comunque le truppe e i sottufficiali (anche tra i nemici) a tenere in mano la battaglia, cercando di superare le difficoltà di comunicazione e le incertezze dei vertici militari. Per l'Asse, la battaglia di el-Alamein segnò la ritirata dall'intera Libia, mentre l'offensiva delle forze inglesi marcianti da est si univa con l'avanzata da ovest di quelle statunitensi, nel frattempo sbarcate in Marocco e avanzanti attraverso l'Algeria e la Tunisia: il punto di partenza per l'invasione alleata della Sicilia. El-Alamein fu un punto nodale per l'intero conflitto, ma anche per la situazione politica italiana: il fascismo espose tutte le proprie debolezze militari e politiche, mentre il supporto al regime da parte della popolazione iniziò a sgretolarsi definitivamente.