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"Il riso non è affatto una cosa frivola e non abbiamo intenzione di rinunciarvi. Nel mondo antico ridevano a crepapelle sull'Olimpo e sulla terra, ascoltando Aristofane e le sue commedie, e ridevano a crepapelle fino ai tempi di Luciano. Dal IV secolo gli uomini hanno smesso di ridere". Il saggio esamina il riso come strumento di comunicazione, come motore primo della creazione, come elemento intrinseco della società. In particolare ne analizza la valenza tra le cifre del Cristianesimo. Lo studio effettuato per la creazione di "Dio non ride" si pone come l'inizio di ulteriori apprendimenti universitari di ordine antropologico, sociologico, storico-religioso e anche come spunto per approfondimenti di natura filosofica. "Il riso è satanico, dunque profondamente umano": così scriveva Boudelaire nel 1855. Per giustificare l'osservazione aggiungeva che il Verbo Incarnato non ha mai riso: per Colui che sa tutto e può tutto, il comico semplicemente non esiste. Effettivamente i Vangeli attribuiscono a Gesù le lacrime, ma mai il riso.
