Biografia privata di Lotman attraverso gli autoritratti
ebook ∣ Il discorso interno di uno studioso
By Peeter Torop
Sign up to save your library
With an OverDrive account, you can save your favorite libraries for at-a-glance information about availability. Find out more about OverDrive accounts.
Find this title in Libby, the library reading app by OverDrive.

Search for a digital library with this title
Title found at these libraries:
Library Name | Distance |
---|---|
Loading... |
Il concetto di «discorso interno» (in russo vnutrennââ reč') fu elaborato dallo psicologo russo Lev Vygotskij negli anni Trenta. La caratteristica più saliente di questo linguaggio interno, dal punto di vista di un traduttore, è che è continuo, e non discreto come il linguaggio verbale.
Mentre il linguaggio verbale è scomponibile in unità minime – le lettere – e quindi in un certo senso è formato da entità prefabbricate, il linguaggio mentale interno non è scomponibile, ma è percepito come qualcosa di «continuo».
Il "colpo d'occhio" che abbiamo quando guardiamo anche solo per un secondo un paesaggio o un quadro è possibile grazie al linguaggio interno, con quello discreto non sarebbe possibile.
I due emisferi cerebrali sono diversi: uno è continuo, l'altro discreto. Lotman ci dice che la reciproca intraducibilità tra i due emisferi – l'impossibilità per l'emisfero destro di capire del tutto l'emisfero sinistro e viceversa – sta alla base della creazione di senso.
Qui Torop, successore di Lotman a capo del mitico dipartimento di semiotica di Tartu, usa a modo suo il concetto di "discorso interno" applicandolo alla sequenza degli autoritratti di Lotman, e ne ricava una sorta di sintetica autobiografia reinterpretata.
È un esperimento molto ben riuscito. Ne abbiamo preparato una versione italiana, certo che troverà riscontro presso il pubblico italofono.
Mentre il linguaggio verbale è scomponibile in unità minime – le lettere – e quindi in un certo senso è formato da entità prefabbricate, il linguaggio mentale interno non è scomponibile, ma è percepito come qualcosa di «continuo».
Il "colpo d'occhio" che abbiamo quando guardiamo anche solo per un secondo un paesaggio o un quadro è possibile grazie al linguaggio interno, con quello discreto non sarebbe possibile.
I due emisferi cerebrali sono diversi: uno è continuo, l'altro discreto. Lotman ci dice che la reciproca intraducibilità tra i due emisferi – l'impossibilità per l'emisfero destro di capire del tutto l'emisfero sinistro e viceversa – sta alla base della creazione di senso.
Qui Torop, successore di Lotman a capo del mitico dipartimento di semiotica di Tartu, usa a modo suo il concetto di "discorso interno" applicandolo alla sequenza degli autoritratti di Lotman, e ne ricava una sorta di sintetica autobiografia reinterpretata.
È un esperimento molto ben riuscito. Ne abbiamo preparato una versione italiana, certo che troverà riscontro presso il pubblico italofono.